mercoledì 16 marzo 2016

Apple vs FBI, la sfida continua

Apple non intende modificare la sua posizione nella diatriba legata agli attentati terroristici di S.Bernardino e al fatto che uno dei responsabili avesse un iPhone con dati sensibili criptati.
In particolare, Eddy Cue sostiene che lo “sblocco” delle piattaforme iOS aprirebbe a ulteriori violazioni da parte del governo USA, sopratutto in merito di privacy. Come si legge nell’intervista a Univision (in inglese su Engadget) la fotocamera sarebbe poi accessibile a terzi, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.

apple vs FBI


Il Dipartimento di Giustizia a stelle e strisce minaccia (più o meno velatamente) di costringere Apple a cedere il codice sorgente del suo sistema operativo. Ovvero: se Apple non si decide a “sbloccare” l’iPhone del presunto terrorista di S.Bernardino, lo farà qualcun altro, probabilmente stipendiato dall’FBI.
Del resto, i federali sostengono che la difesa di Apple sia priva di fondamento, e di non aver alcun interesse all’accesso di altri terminali oltre quello dell’indagato. Difficile da credere, se pensiamo a tutti i casi di violazione della privacy da parte di autorità governative (non solo negli Stati Uniti). Oltretutto, l’FBI toglierebbe agli utenti il pieno controllo dei loro dati, ammesso che sia in grado di “craccare” davvero iOS.

Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante un suo intervento al South by Southwest Interactive (intervento inizialmente incentrato sull’impegno civico nel ventunesimo secolo) ha affrontato e commentato la controversia Apple vs FBI

Obama afferma che le società tecnologiche “non possono avere una visione assolutista sulla crittografia”, il presidente ha sostenuto che bisogna trovare un equilibrio tra la crittografia, la privacy e la necessità del governo di indagare sui crimini.
Nonostante, lui stesso assicura che il governo americano non può entrare negli iPhone dei cittadini senza una supervisione e una giusta causa.

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